A proposito dei politici “trombati”


La scelta dei candidati ha sempre creato dei problemi all’interno delle coalizioni.  Trombati,  dissidenti,  traditi e traditori ci sono sempre stati al momento dell’individuazione delle persone da sottoporre alla valutazione degli elettori, soprattutto nelle ultime tre tornate elettorali, in cui si è votato con un sistema maggioritario imperfetto. Ma questa volta lo scenario è un po’ diverso. Quella che a giusta ragione potremmo definire una rituale commedia si è “arricchita” di una nuova protagonista: Democrazia Europea. Tale movimento politico, con il trascorrere dei giorni, è diventato una sorta di ciambella di salvataggio per gli esclusi dei due poli, finendo per recitare, con puntualità e sfrontatezza, il ruolo del “salvatrombati”. Infatti, attraverso rapaci e tempestivi interventi sui “delusi”, il partito di D’Antoni è riuscito ad “arruolarli” e coinvolgerli in una battaglia proprio contro le coalizioni da cui loro provenivano; proprio contro quei partiti che soltanto qualche settimana prima, per non dire qualche giorno o addirittura qualche ora, a loro giudizio rappresentavano gli unici portatori di principi assolutamente sani e validi in ogni tempo.
Com’è possibile che una decisione così delicata, qual è appunto quella dell’abbandono del partito nel quale si è fatto politica par molti anni, possa essere assunta in tempi così brevi, senza alcuna meditazione?
L’opinione pubblica non riesce a comprendere questi strani artifici partitici, di conseguenza non sarà facile convincerla che le forze politiche e le persone, di cui tanto bene si parlava sino a qualche giorno addietro, improvvisamente siano diventati dei despoti. Risulterà sicuramente difficile far credere alla gente che soggetti provenienti da partiti di sinistra e di destra improvvisamente riescano a mettere da parte le differenti visioni socio-economiche e culturali e lavorare in sintonia per il bene del Paese. Nelle ultime elezioni regionali, molti di loro hanno chiesto alla gente il consenso su un progetto politico che adesso affannosamente rinnegano e disprezzano.
A questo punto l’interrogativo è d’obbligo: mentivano allora o mentono adesso? Certo le motivazioni che adducono a sostegno delle loro scelte appaiono ricche di argomentazioni, articolate e in qualche circostanza persino colte e raffinate. Ma questi tentativi di spiegare ciò che è già molto chiaro, purtroppo, rientrano nell’ambito di ben definiti egoismi personali, di carriera politica da perseguire ad ogni costo e sotto qualsiasi vessillo, di ricerca della notorietà e del potere. Questo convincimento è avvalorato anche dalla circostanza, assurta ormai a prassi consolidata, che molti degli eletti in una determinata competizione elettorale non completano il loro mandato. In effetti, puntualmente si ripropongono agli elettori per essere “promossi” in un’istituzione più importante, dimenticandosi però di non aver ancora attuato il programma sulla base del quale hanno ottenuto i consensi.
Ci sarebbe da ridere se tutto questo non fosse contemporaneamente pericoloso e offensivo nei confronti degli elettori. Ragionando per assurdo, però, in questa triste vicenda può essere individuato un aspetto positivo: forse per la prima volta i partiti politici sono riusciti a mettere da parte alcuni tra i personaggi che meritavano di essere esclusi.

Giuseppe Iaconis

Pubblicato sul quotidiano “Il Domani della Calabria” in data 10 aprile 2001