A proposito della clonazione dei Bronzi


Il dibattito intorno al problema della cosiddetta “clonazione” dei Bronzi di Riace si sta facendo sempre più acceso e con immancabili risvolti polemici, prevalentemente di natura politica. La comunità calabrese, reggina in particolare, si sta pian piano dividendo in “favorevoli” e “contrari”, tra i quali c’è da attendersi uno scontro ancora più aspro nei prossimi mesi. Sulla questione vorrei fare alcune considerazioni.
La prima muove da un interrogativo che, per usare un’espressione inflazionata, nasce spontaneo:  perché parlare di clonazione e non, come sarebbe più corretto, di semplice riproduzione? Il termine clonazione, si sa, evoca nell’immaginario collettivo qualcosa di negativo: la clonazione umana, quella animale e, quindi, l’ormai fin troppo famosa pecora Dolly. Evidentemente si tratta di un termine non soltanto inadatto, ma palesemente fazioso.
La seconda considerazione mi porta a rilevare che tra la gente di Calabria mai come in questo periodo si è discusso dei Bronzi. Infatti, negli anni successivi alla loro definitiva sistemazione presso il Museo Nazionale di Reggio Calabria nulla si è detto e, ancora peggio, nulla si è fatto per sfruttare al meglio la loro forza attrattiva. Anzi si può affermare, senza correre il rischio di essere smentiti, che buona parte dei calabresi non sono mai andati in riva allo stretto per ammirare le bellezze dei due guerrieri.
Ne consegue, che almeno sotto questo profilo la proposta del Presidente Chiaravalloti ha già raggiunto un primo importante obiettivo: la rivitalizzazione dell’interesse dei cittadini e, soprattutto, del mondo politico rispetto ad una risorsa che oggettivamente può risultare di fondamentale importanza nel contesto dello sviluppo turistico della Regione.
L’ultima considerazione è di natura prevalentemente economica. La riproduzione dei Bronzi di Riace e il loro conseguente tour mondiale può veramente rappresentare un formidabile strumento promozionale per la Calabria? La risposta a questo interrogativo è, senza alcun dubbio, sì. Pensare, come peraltro i più fanno, che mandare in giro per il mondo una riproduzione fedele dei due guerrieri contribuirebbe a ridurre gli arrivi e le presenze turistiche nella città del bergamotto è ridicolo, e ciò per una molteplicità di ragioni.
La prima, e direi anche la più banale, ci viene offerta proprio dai dati statistici riguardanti l’andamento del comparto turistico in provincia di Reggio Calabria, i quali evidenziano un trend decisamente modesto nell’ultimo decennio; di conseguenza non si riesce a capire cosa potrebbe determinare, in negativo, un eventuale utilizzo della riproduzione dei Bronzi per finalità promozionali, poiché al di sotto degli attuali livelli di arrivi e presenze turistiche è difficile andare.  Pertanto, è triste affermarlo, da questo punto di vista avremmo poco da perdere.
Ma, andando al di là di questo semplicistico ragionamento, come si fa a non rendersi conto, ad esempio,  che se si decidesse di far tappa a New York con i Bronzi questo non determinerebbe una “corsa alla visita” da parte di tutto il popolo statunitense; determinerebbe, invece, un grande interessamento delle televisioni, dei giornali e delle riviste di quel paese e tutto ciò rafforzerebbe l’immagine della Calabria su un bacino d’utenza di grandissime dimensioni. Per farla breve, semmai tutti i visitatori giunti nella metropoli americana si accontentassero di osservare una semplice riproduzione dei due guerrieri, e di conseguenza decidessero di non venire mai in Calabria per ammirare gli originali, ci basterebbe che lo facesse una piccola parte delle altre decine di milioni di persone che abitano nel resto degli USA, molti dei quali presumibilmente sino a quel momento non sapevano neppure della loro esistenza. Nella realtà, però, spesso si verifica l’esatto opposto: sino a quando non si va, o non si vede, per la prima volta qualcosa non si è interessati ad essa, poi basta ammirarla in una circostanza per essere spinti a ritornare tante altre volte.
I Bronzi di Riace devono servire per stimolare l’interesse dei potenziali utenti turistici verso la nostra terra. Essi non rappresentano il prodotto da vendere, ma una formidabile attrattiva per mezzo della quale proporre all’utenza di tutto il mondo il resto del pacchetto turistico che la nostra Regione è in grado di offrire e che non si compone soltanto di sole, mare, cultura e montagna, ma anche di ricettività alberghiera ed extra-alberghiera, assistenza ed accoglienza turistica, gastronomia, artigianato, produzioni tipiche, ecc..
Se si riesce a capire tutto questo, evitando le inutili strumentalizzazioni, il progetto di riprodurre i Bronzi per impiegarli in una sorta di “viaggio promozionale” itinerante potrebbe segnare una svolta nella politica turistica della nostra Regione.

Giuseppe Iaconis

Pubblicato sul settimanale “La Riviera” in data 16 marzo 2003