Quando sono i politici a dare in cattivo esempio


Il Ministro degli interni Maroni ha recentemente affermato che il Daspo (Divieto di Accedere alle manifestazioni Sportive) “dovrebbe essere comminato anche a certi giocatori e a certi genitori” che danno il cattivo esempio ai giovani, in campo e fuori. E’ giusto.
Il messaggio educativo, infatti, va veicolato non soltanto con parole appropriate, ma soprattutto mediante comportamenti coerenti. Per questo motivo chi opera a stretto contatto con i giovani, o comunque rappresenta per loro un modello, non può limitarsi a “predicare” bene, ma deve assumere atteggiamenti in sintonia con i principi e i valori professati.
Altrettanto dovrebbero fare coloro i quali sono chiamati a ricoprire importanti cariche istituzionali, poiché rappresentano dei punti di riferimento per l’intera comunità nazionale. I giovani, in particolare, hanno bisogno di modelli seri e credibili, ma la credibilità è figlia della coerenza: tutte le volte in cui gli adulti fanno il contrario di quel che affermano provocano dei danni alla collettività, immediati e futuri.
A questo punto l’interrogativo è d’obbligo: e se sono i politici a dare il cattivo esempio quale sanzione dovrebbe essergli comminata?
Durante la 362ª seduta pubblica del Senato, svoltasi in data 20 aprile 2010, con inizio alla ore 16.33, gran parte dei partecipanti ai lavori hanno offerto uno spettacolo indecoroso in occasione dell’intervento del senatore Ranucci, il quale aveva chiesto la parola per  esprimere la vicinanza e il cordoglio del suo gruppo alle famiglie delle due ragazze morte a seguito del crollo di un costone di tufo nell’isola di Ventotene.
Durante l’intervento del parlamentare del Pd alcuni senatori discutevano animatamente, altri erano intenti a parlare al telefonino, altri ancora navigavano su internet (dalle tribune riservate al pubblico si poteva osservare tutto con facilità) e, infine, c’era persino chi leggeva i giornali disinteressandosi completamente del dibattito in corso.
Una situazione incresciosa che ha spinto il vice presidente Vannino Chiti, che in quel momento presiedeva l’assemblea, a interrompere i lavori per rivolgere un severo rimprovero ai senatori, di cui, purtroppo, non c’è traccia nel resoconto stenografico della seduta. Tuttavia, nonostante si discutesse della morte di due ragazze di 14 anni, il richiamo del presidente non ha prodotto l’effetto sperato: dopo qualche istante il Senato sembrava nuovamente una scolaresca senza insegnante.
In quel momento stavano assistendo alla seduta gli alunni dell’istituto comprensivo statale di Saonara, in provincia di Padova, i quali, attoniti, si guardavano in faccia l’un l’atro e poi, volgendo lo sguardo in direzione degli imbarazzati insegnanti, sembrava volessero chiedere: ma cosa abbiamo da imparare da questi signori!?
Questa “disinvolta” interpretazione del ruolo che la Costituzione assegna ai rappresentanti del popolo non contribuisce a migliorare il negativo giudizio che i cittadini, ormai da tempo, manifestano nei riguardi delle istituzioni. La distanza esistente tra il potere politico e i problemi reali della gente sta diventando insopportabile. Occorre intervenire tempestivamente per porre un argine a questo scadimento continuo e sistematico della politica che, purtroppo,  si manifesta in tutta la sua drammaticità soprattutto in queste circostanze.

Giuseppe Iaconis

Pubblicato sul quotidiano “Calabria ora” in data 4 maggio 2010