Perché in Calabria il turismo non va?


Giuseppe Iaconis

Il  turismo italiano, dopo qualche stagione di crisi, ha tatto registrare una buona ripresa. In Calabria, al contrario, si è registrato un calo di presenze del 20 per cento. Occorre pertanto fare un’attenta riflessione.

 Finalmente, dopo qualche stagione di crisi, il turismo italiano ha fatto regi¬strare una buona ripresa. Le presenze turistiche sono aumentate su lutto il territorio nazionale, gli stranieri, forse a causa della svalutazione della lira, sono ritornati alla vacanza nel «Bel Paese» e di conseguenza, in questi ultimi mesi, l’occupazione nel settore è cresciuta notevolmente.
Si tratta di una ripresa di notevole portata a cui, purtroppo, fa eccezione soltanto la Calabria, che ha fatto regi-strare un calo medio di presenze addi¬rittura del 20%. Su quest’ultimo dato oc¬corre fare un’attenta riflessione.
I motivi del regresso del turismo ca¬labrese, di fronte ad uno sviluppo gene¬ralizzato del settore su tutto il territorio nazionale, devono essere necessaria¬mente ricercati nella politica turistica regionale, che in questi ultimi anni sem¬bra aver completamente trascurato due aspetti molto importanti ai fini del¬l’incremento delle presenze turistiche: promozione e qualificazione dell’offer¬ta.
Non c’è dubbio che tale modo di ope¬rare ha finito con il contribuire sensibil¬mente al danneggiamento dell’immagi¬ne turistica della Regione, determinan¬do nei potenziali visitatori un forte calo del desiderio delle proposte turistiche degli operatori calabresi.
Molti sono i fattori che concorrono a migliorare l’immagine di una località turistica: qualità dei servizi ricettivi, ef¬ficienti vie di comunicazione, fattori ambientali e, soprattutto, un’incisiva azione promozionale da parte degli en¬ti turistici regionali. Certo, qualcuno di questi fattori è di esclusiva competenza degli operatori privati, l’azione dei qua¬li, però, non è sufficiente se non è inte¬grata nel contesto di una più ampia strategia di macromarketing messa a punto dall’ente pubblico.
Ed è proprio su questo terreno che ì massimi organismi regionali del settore hanno dimostrato dei forti limiti; soprat¬tutto in questi ultimi anni, in cui la capa¬cità di comunicare in maniera incisiva ed immediata con i potenziali visitatori si è rivelala determinante. Infatti, l’uti¬lizzo dei mezzi di comunicazione di massa e la telematica hanno preso il so¬pravvento, sia nel campo della promo¬zione turistica che in quello, più privati¬stico, della pubblicizzazione dei pro¬dotti.
Il precedente assessore al turismo, tuttavia, dimostrando un certo interes¬se verso nuove e più incisive forme di promozione, ha finanziato la realizza¬zione e la trasmissione televisiva (Tele¬spazio Calabria) di filmati su alcune lo¬calità turistiche calabresi.
Tale iniziativa, comunque, stando ai risultati sopra indicati, si è rivelata in¬fruttuosa. E ciò per due motivi:
1) il messaggio televisivo deve esse¬re in grado di raggiungere il potenziale turista in qualsiasi località. La trasmis¬sione nella stessa Regione è destinata a non produrre alcun effetto;
2) il messaggio deve essere di breve durata, ricco di belle immagini, e di in¬formazioni. I lunghi servizi oltre ad es¬sere costosi, sia per ciò che riguarda la realizzazione che la diffusione, risulta¬no molto spesso anche noiosi (a tal pro¬posito mi sembrano interessanti, oltre che efficaci, gli spot promozionali ri¬guardanti alcune località turistiche del¬la Sicilia trasmessi da importanti reti te¬levisive nazionali).
Ma questa non è che una delle tante possibili iniziative promozionali.
Va evidenziato, tuttavia, che per un definitivo decollo del settore turistico in Calabria è necessaria, oltre ad una più incisiva azione promozionale, una maggiore qualificazione e diversifica¬zione dell’offerta turistica. Operando in questa direzione gli operatori potranno rivolgersi anche ai segmenti dì mercato medio-alti, meno sensibili ai periodi di depressione economica; compreso il cosiddetto turismo di élite, il cui sviluppo contribuirebbe sensibilmente al miglioramento dell’immagine turistica della Regione.
E anche in tale contesto l’ente turistico pubblico riveste un ruolo di notevole importanza.
Qualificare l’offerta significa migliorare la professionalità del personale turistico: animatori, guide, interpreti, accompagnatori, direttori d’albergo, agenti di viaggio, ecc. Una valida formazione ed un’attenta verifica dei requisiti professionali di questi operatori non possono essere sottovalutate, anzi devono essere oggetto di una seria programmazione.
I corsi regionali di formazione professionale, sino ad oggi organizzati, hanno soltanto parzialmente risposto all’esigenza di una maggiore professionalità turistica. La limitatezza dei mezzi, a volte l’inadeguatezza delle strutture ed altri inconvenienti hanno inciso negativamente sulle competenze professionali dei giovani.
In conclusione, l’andamento dell’attività turistica calabrese denota un’assoluta mancanza di programmazione e coordinamento tra operatori privati pubblici.
In particolare, questi ultimi sembrano abbiano trascurato l’importante funzione di indirizzo e di incentivazione del turismo regionale. Funzione che in relazione alla domanda si estrinseca nel svolgimento di indagini e ricerche di mercato; e in relazione all’offerta si traduce in azioni di promozione, sensibilizzazione ed informazione generale sui fattori ambientali di attrattiva e sulle strutture ed infrastrutture che ne consentono la fruibilità. A questo punto, appare evidente che per una ripresa d turismo in Calabria è necessaria una nuova politica turistica che faccia della promozione e della qualificazione dell’offerta i punti centrali.

Giuseppe Iaconis

Pubblicato sulla rivista “Calabria” – Settembre  1994