«Ecco come cambiare l’esame di maturità»


Caro direttore,
si è conclusa la mia prima esperienza come «rappresentante di classe» nell’esame di maturità relativo all’anno scolastico 1993-94. Le anticipo subito che anch’io intendo unirmi al coro for-mato da tutti quelli che, ormai da anni, invocano a gran voce la modifica di tale esame, provvisorio da più di vent’anni. L’attuale impostazione non va, in quanto «espropria» gli insegnanti del diritto di pronunciarsi proprio nel momento della verifica dello sviluppo delle doti intellettuali e morali dei loro allievi. Le «commissioni di maturità», nella migliore delle ipotesi, vengono formate con docenti e presidi «catapultati» da un capo all’altro del Paese, dimenticandosi del fatto che ogni scuola opera in una realtà socio-economica differente, dalla quale rimane inevitabilmente condizionata. È assurdo pensare di poter accertare il livello di maturità degli alunni sulla base di qualche prova scritta e un breve colloquio, prescindendo dalla conoscenza di tutto ciò che ruota loro intorno e che ne influenza la formazione. Qualsiasi risultato dovrebbe essere valutato tenendo presente le difficoltà incontrate per raggiungerlo, i mezzi a disposizione (strutture scolastiche adeguate, laboratori, ecc.) e le capacità dell’individuo. Spesso accade che, a seguito delle numerose rinunce degli insegnanti di ruolo, l’alternativa sia rappresentata – e non c’è da stare allegri -, dalla «frettolosa» nomina di giovani colleghi senza alcuna esperienza nell’insegnamento. I quali, non certo per colpa loro, si trovano a fare la prima «prova» proprio in tale circostanza. È facile imbattersi in giovanissimi commissari che «odorano» ancora di Università, più attenti ad ostentare le loro competenze piuttosto che valutare quelle dei maturandi, sempre pronti a censurare il lavoro di chi, tra mille difficoltà e ristrettezze, svolge con serietà il suo compito. Alla luce di quanto sopra mi chiedo se non sia il caso di passare ad un esame soltanto con professori interni ed un presidente di commissione esterno alla scuola, si risparmierebbero molti soldi e si otterrebbero dei risultati decisamente migliori.

Giuseppe Iaconis

Pubblicato nella rubrica lettere de “L’Unità” in data 20 agosto 1994