Speriamo che il tentativo di Draghi vada a buon fine: è necessario rilanciare il Paese sotto il profilo economico e, soprattutto, svelenire il clima politico.


Questo Paese ha bisogno di disintossicarsi! Nell’ultimo ventennio abbiamo assistito al trionfo dell’odio tra gli schieramenti politici. Tutti si sentono custodi della verità. Pochi discutono entrando nel merito delle questioni, argomentando le proprie posizioni. I più, ahimè, si limitano a ripetere pappagallescamente slogan prodotti da altri, che finiscono per alimentare un odio insopportabile. La rete ha finito per ingigantire a dismisura questo fenomeno e c’è il rischio che possa esserci un’ulteriore degenerazione. Il linguaggio usato da molti (non solo politici) sui social è volgare, scorretto e, spesso, anche violento. Persone che conosci da una vita, anche di buon livello culturale, quando sono davanti a una testiera si lasciano andare…

Leggo tante inesattezze sul conto del Presidente del Consiglio incaricato, molte delle quali sconfinano, senza pudore, nella sfera personale. C’è persino chi ritiene che attraverso i lineamenti del volto si possano dedurre i caratteri morali e psicologici del prof. Draghi.

Alcune delle equazioni che circolano sulla rete in questi giorni fanno rabbrividire:

  • hai lavorato in un grosso gruppo bancario = sei portatore degli interessi della finanza;
  • hai lavorato per il Tesoro = sei colui che ha derubato i cittadini;
  • hai lavorato nella BCE e nella Banca d’Italia (Come Ciampi, Caffè, ecc.) = sei responsabile di tutti i disastri prodotti dalla finanza.

Tutto questo equivale a dire:

  • sei calabrese o, più in generale, meridionale = sei mafioso;
  • sei di pelle nera = non puoi essere laureato;
  • sei povero = non hai voglia di lavorare.

Mario Draghi è stato allievo prediletto di Federico Caffè, il più grande economista italiano di tutti i tempi, e quindi ha dato il suo contributo nella teorizzazione di un nuovo assetto economico che, partendo dalle idee di Keynes, risultasse più sostenibile, solidale e, quindi, elevato sotto il profilo etico. Memorabile – e più che mai attuale – è la teoria dei “costi sociali” che Caffè e i suoi più stretti collaboratori hanno elaborato e affinato nel tempo.

Tale teoria partiva dal convincimento, vero, che le imprese cercassero, consapevolmente, di scaricare i costi privati sulla collettività (inquinamento, dissesto ambientale, alterazioni climatiche). Operando in questa direzione finivano per condizionare le scelte dei governi e, soprattutto, alterare la struttura economico-sociale dell’intero sistema economico. Caffè sosteneva che il capitalistimo non si sforzava abbastanza per porre rimedio a una situazione che, se trascurata, avrebbe prodotto (come ha fatto!) pericolose conseguenze sotto il profilo della sostenibilità: «… non sembra possa affermarsi che il sistema economico capitalista soffra di un eccesso di provvedimenti correttivi delle “esternalità”, ma soffra, se mai, di una carenza di provvedimenti del genere».

Purtroppo il mondo (inteso come sistema economico) ideale ancora non c’è. Forse lo vedranno i nostri figli, non so. Ma di sicuro arriverà dopo l’implosione dell’attuale assetto monetario/finanziario. Oggi a me, a voi e a Mario Draghi tocca vivere questo tempo e giocare la partita con i calciatori che abbiamo a disposizione.

Speriamo che il tentativo di Draghi vada a buon fine: è necessario rilanciare il Paese sotto il profilo economico e, soprattutto, svelenire il clima politico.

Giuseppe Iaconis